Chiese e Monumenti

 

CHIESA SANTA MARIA DELLE GRAZIE

La chiesa di Santa Maria delle Grazie, ubicata all’interno delle mura del borgo, con impianto a tre navate, già dedicata a Santa Maria Maggiore, fu ricostruita dalle fondamenta all’epoca del patronato dei marchesi Gagliati nel XVIII secolo, ma la chiesa preesistente era antecedente al 1500.
In una lapide presente al di sopra del portale in pietra scolpita si legge la data 1780.

Lo stesso portale è stato realizzato dalla scuola di lapicidi molisani presenti nel Vastese e peraltro impegnati nel portale e nella chiesa, annessa al castello dei Gagliati, dedicata a San Carlo Borromeo e datata 1772 nella lapide del portale.

Della fabbrica precinquecentesca si conserva la possente torre campanaria a pianta quadrata, realizzata con un paramento murario di conci ben squadrati in arenaria. Nel registro inferiore della torre si conserva una data di difficile lettura, probabilmente 1514 (cfr. anche V. Furlani, mentre secondo l’interpretazione di B. Maurizio è del 1314).

La torre doveva completare il ruolo difensivo del borgo fortificato di Palmoli con la sua posizione mediana nel centro primitivo, rivolta a difesa diretta della sottostante valle del Treste e in diretto contatto visivo con le altre torri del castello e con il “torrione”.

 

Sull’atrio d’ingresso è presente un interessante organo, costruito da Francesco D’Onofrio nel 1745.
Lo strumento è collocato sopra l’ingresso principale in una cantoria lignea sorretta da due colonne, con parapetto rettilineo, con tre specchiature con cornice e decorazioni dorate. 
La cassa lignea è parzialmente addossata alla parete e il prospetto è a tre campate divise da paraste con decori lignei dorati riproducenti motivi floreali.
Il cornicione è rettilineo spezzato ed al centro è presente un rilievo intagliato con grandi foglie dorate mentre ai lati ci sono due vasi di legno. Sono presenti i listelli di legatura riccamente decorati e dorati.
Ai lati della cassa c’erano ulteriori elementi scolpiti policromi e dorati, con teste di puttini, ora adagiate sulla cantoria. Le canne di facciata, di stagno, sono 25 e distribuite in tre campate. Lo stato di conservazione dello strumento è purtroppo pessimo, l’organo non è suonabile.

Nella chiesa è conservato, all’interno di un’urna in bronzo, il corpo di San Valentino, il patrono di Palmoli, ubicato nella cappella omonima.
Le sacre reliquie arrivarono a Palmoli nel 1824 (anche se questo centro aveva già il “santo Braccio” dal 1704). La cappella fu realizzata nel periodo 1898- 1904 (completata nel 1924 secondo V. Furlani) su progetto dell’ingegner Rota. (M. Ma.). Il San Valentino che è a Palmoli è prete e martire, e si distingue da quello che è a Terni che è Vescovo e martire, entrambi sono festeggiati il 14 febbraio, ma non è dato sapere quale sia il Santo dell’amore universalmente riconosciuto e festeggiato. 

 

SANTUARIO DELLA MADONNA DEL CARMINE

Il santuario Madonna SS. del Carmine è di origine antichissima, si tratta di un ex convento francescano.
Secondo alcuni il santuario di Palmoli risale al duecento e sarebbe il più antico santuario dedicato alla Vergine nei dintorni (la documentazione è andata distrutta).
All’inizio il santuario era una piccola chiesa rurale fuori le mura.
Il nome originario del santuario fu S. Maria del monte Carmelo, ma sotto l’influsso della dominazione spagnola nel Regno di Napoli, subentrò il titolo di S. Maria del Carmine. Spesso, però, compaiono indifferentemente ora l’uno ora l’altro.

Nel 1583, per opera dei frati minori osservanti di san Francesco, accanto al santuario sorse il convento di Santa Maria del Monte Carmelo, che accrebbe il decoro, il culto e il prestigioPer tutto il ‘600, il ‘700 e quasi tutto l’800, il santuario fu meta di pietà popolare e anche luogo di sepoltura. 
Aperto e chiuso varie volte, fu chiuso definitivamente nel 1886 e convento e santuario furono incamerati dallo Stato, che li cedette nel 1869 al comune di Palmoli, il quale nominò custodi o eremiti per la gestione, senza destinarlo ad alcun uso.
Il santuario, meta di pellegrinaggi alla Vergine, si conservò abbastanza bene, il convento deperì a tal punto che fu ridotto per i 3⁄4 ad un cumulo di macerie.

Nel 1937, i figli della Santa Famiglia di origine spagnola, profughi dalla guerra civile, chiesero ed ottennero il diruto convento del Carmine. Nonostante le difficoltà della seconda guerra mondiale, riuscirono a ristrutturare il vecchio convento ed abbellire il santuario.
Durante gli ultimi anni del conflitto mondiale, il collegio fu prima ospedale militare dei tedeschi e poi sede del comando alleato.

Alla chiesa è collegata l’antica Fiera del Carmine (26 agosto) originariamente (citata nel 1683) tenuta presso un’abbazia vicino al fiume Treste, poi passò al Convento della Madonna del Carmine. 

In passato si svolgeva nei giorni 25, 26, 27, 28 e 29 agosto e, per durata ed importanza, era ritenuta una tra le fiere più grandi dell’intera regione. In quei giorni attorno al 25 agosto 1937 c’era un movimento di 9000 persone, uniti alla popolazione residente di 2800 abitanti, affluivano quindi nei dintorni del Santuario quasi 12.000 presenze divise nel corso di quattro giorni. Le “barracche”, allestite dai palmolesi per dare ristoro ai visitatori, restavano in opera persino durante la notte; pollo fritto e fagioli conditi con olio d’oliva del luogo, erano i piatti predominanti, sapori poveri di una antica tradizione.Fino agli anni ottanta la tradizionale fiera degli animali resse, ed ancora adesso, fra i diversi ambulanti c’è chi vende piccoli animali, ma i tempi sono cambiati, e la fiera si è omologata alle altre, non dobbiamo dimenticarci però ciò che è stato.